01 agosto 2015

Carta passati
Giammi sono lagnato di come l'orintamento al passato pervasivo abbia fatto si che le insegne di tanti negozi nella città gianduiotta siano inutili.
Negozio di timbri = cioccolato
Farmacia = ristorante
Merceria = pizze
Cancelleria = vestiti

con anche l'aggiornamento
Banca = chiuso
Giornalaio = chiuso
Verdura = si affitta o si vende
Vestiti = si vende (il negozio, non i vestiti)
ecc.

Ma ora ci sono due aggiornamenti importanti.
Uno, degno del grande cantore della deindustrializzazione che è il Bubboni, quello delle zone industriali delle città che sono nella realità delle specie di parchi. Almeno, sembra un parco quando nel piazzale che i camion andavano e venivano ora una quecia ha squarciato l'inutilizzato asfalto e messo radici che affondano nell'antico tessuto industriale.

L'altro è quello delle cartine coi confini dei stati. In passato solo i aerei avevano tolto i confini perché poi i clienti li attentavano. Ma ora i confini e i nomi degli stati devono far sparire l'avanzata dei nemici di turno e raffigurare come il dominio e la supremazia siano salde nelle manine dei alleati del momento.
Così le cartine, anche online, devono raffigurare confini che a suon di armi sono già stati spazzati via da mesi, come se la possibilità di agiornamento istantaneo fosse comunque subordinata alla rapprestanzione irreale delle amicizie correnti anziché essere specchio di un mondo mutevole come le alleanze.

Così, ancora una volta, il passato congela il mondo online e offline in una rappresentazione irreale di vecchi cadaveri e orrificanti mostri. Un panorama di carta e bubbo, anzi

Troppo bubbo!