30 luglio 2013

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Mi sto dando conto che qualcosa nella bubbità dei ragionamenti non funziona. Una premessa del problema è che il bubbo è in parte animale e che il suo essere animale è essenziale per la sua stessa bubbità. Ad esempio supponiamo che uno debba cercare dove mangiare del cibo bubbo tra dei banchetti chelo vendono. La cosa migliore è vedere dove cè la fila di bubbi perché è vero che i bubbi si raggruppano ma è anche vero che, animalitatis logicum, sceglieranno istintivamente il cibo più bubbo usando criteri di percezione e di analisi che i scienziati neanche li capiscono. (Ovviamente per il principio della linearità degli esempi se uno cerca del cibo non bubbo basta vedere dove non ci sono bubbi in coda, ma nella realità il cibo non bubbo potrebbe non soddisfare dei criteri di salubrità che il bubbo, inquanto animale, capisce).

Altra premessa è che io alabo solo il risultato fuori dal comune che si ottiene senza sforzo. A fare le cose con lo sforzo sono capaci tutti ma se uno è capace allora non fa sforzo (o non lo si vede). Corollario è che lo sforzo è da punire, perchè segno di mancanza di capacità o di esercizio, e solo il risultato è da alabare. Per questo lavori che uno può fare anche male o bene che tanto è uguale sono i più bubbi e sono riservati alle caste più elevate e agli attacchini di manifesti lettorali (che notariamente non spostano mai un voto, figuriamoci se vale come sono attaccati).

Ora mi dò conto dell'incredibile opportunità di mirare alla deindustrializzazione. Già lho detto, è una cosa che può capitare solo una volta nella vita e che nessun cantore di coorte potrà narrare per motivi chiari quanto oscuri.

Allora mi voglio concentrare sulla bubbità della distruzione del tessuto industriale non tanto nella propaganda e nel modo con cui il partito cerca di portare a termine il saccheggio, quanto su come il bubbo si situa difronte a fenomeni devastanti ma che, essendo bubbo, non capisce. E, come al solito, mirando a come nell'apparente male sia nascosto il bene e il bello dei valori profondi e bubbi.

Mapper riuscire a vedere qualcosa di nuovo occorre non avere immagini vecchie nella testa, come lo dimostra che larte moderna è ridottissima se l'iconografia è amplissima o che non si può mettere musica nuova in un mp3 già pieno.

Allora ho deciso di non leggere più ma sempre i blog, che già erano pochi, che miravo. Qualcosa perdo, certo, mappoi non troppo che tanto già non li capivo più da un pezzo.
Spero di ritovare così quella giocondità propria del bubbo che, essendo animale, capisce oltre i simboli e, soprattutto, oltre la sfissiante propaganda che tutto schizza e tutto riempie.

Così meno leggo, meno mi affanno accercare di capire, e più mi appunto della frenesia di questo momento istorico perdibilissimo ma irripetibile (e meno male che è irripetibile!).

Troppo bubbo!

2 Comments:

Anonymous hronir said...

Non ho capito: nel contenuto del post, se interpreto bene, dichiari che smetterai di leggere, mentre il titolo sembra dichiarare che smetterai di scrivere...

30/7/13 14:45  
Blogger Bubbo Bubboni said...

Ehehe, anche il titolo è bubbo, come tutto qui...

Smetto di leggere (regolarmente). Ho proprio bisogno di limpiare la mente bubba per cogliere libero e selvaggio nuovi segnali di bubbità chepoi meli appunto.

6/8/13 18:42  

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