11 ottobre 2012

Come diventare intelligentissimi: il latino
Cervus et venatores

Ad lacum cervus, postquam sitim exstinxerat, conquiescebat et in aqua, tamquam in speculo, effigiem suam vidit.
Prima specie ramosa robustaque cornua laudat, crurum tenuitatem fragilitatemque vituperat.
Repente latratus vocesque audit: cum canibus venatores, arcubus verubusque armati, veniunt; statim arcus intendunt et spicula iaciunt. Cervus perterritus per agros levi cursu fugit: bonam spem habet; nam crura alacria et velocia sunt. Sagittas vitat canesque eludit, dum per campum currit, ubi nulla res cursum impedit.
Sed cum in densam silvam pervenit, ubi salutem sperat, arborum rami longa cervi cornua retinent et cursum impediunt. Mox saevorum canum morsus miserum lacerant.
Tum spiritum effundens, cervuts dixit: "Crura et genua despexi: nunc autem crurum et genuum utilitatem intellego; ramosa cornua laudavi: nunc autem fletus luctusque causa sunt".
Nos quoque saepe exitiosa laudamus, contemnimus salutaria.


tratto (ed opportunamente semplificato) da Fabularum Phaedri, Liber Primus, XII, Cervus ad fontem.

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Il cervo, presso il lago, dopo che aveva estinto la sete, dormiva e nell'acqua, come in uno specchio, vide la sua immagine.
Alla prima vista esalta le corna ramificate, critica delle gambe la dolcezza e la magrezza.
Improvvisamente il latrato e la voce sente: i cacciatori vennero con cani armati di arco; senza muoversi di un passo tese l'arco e lanciò le frecce. Il cervo fuggì spaventato di corsa per i selvatici corsi: infatti le zampe erano allegre e veloci. Delle frecce guasta i cani ed evita, allora corre per i campi, là nessuna cosa impedisce il corso.
Ma pervenne in un fitto bosco, dove prospera la salute, mantiene i rami degli alberi con le lunghe corna del cervo e impedisce il corso. Subito un morso dei feroci cani lacerano il povero.
Allora lo spirito libero disse al cervo: "Guardò dall'alto in basso le gambe e le ginocchia: adesso invece percepisce l'utilità della gamba e del ginocchio; le corna ramificate lodai, adesso sono causa delle lacrime e del lutto."
Anche noi spesso lodiamo il mortifero e disprezziamo il salutifero.


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La versione non è mia, e melo appunto non per scusarmi ma per dare il giusto merito a chi selo merita. E' ottenuta selezionado le frasi migliori da un compito col voto. Ogni frase è autentica, anche se il complesso non è stato opera di un solo bubbo ma della saggezza della folla.

Vari i punti bubbi.
- Giammai studiai latino formalmente, e questo mi permette di scrivere in latino bubboniano senza pena di legge perché non capisco cosa scrivo, tuttavia il testo originale lo capisco (quello tradotto molto meno). Un po' per il titolo (quello originale, non della versione per bubbi) ripreso da una massa di pittori e scultori, un po' perché ho frequentato con profitto la seconda elementare, un po' perché la forza della disperazione traduttoria e il finalino moraleggiante aiutano.
Infatti se anziché una ritrita storiella morale ci fossero scritte brevi frasette a caso non riuscirei a tradurle ma, similitatis antiqui scholarum, se una lingua sconosciuta ha un senso logico la superiore mente del bubbo, lentae horas, la capisce (per come la può capire un bubbo, cioè a modo tutto suo).

- Eppure giovini menti non capiscono, comè evidente, un beatissimo banano. Perché? Cosa impide alla mentis bubbinis di ragionare a tutta forza, anche stimolata dal solito 2 che arriverà dritto dritto come una sagittas ventatorum?

Tanto più che secondo una massa di tromboni il latinorum "serve a ragionare" o "forma la mente"!

La cosa, come tutti i problemi complessi, ha più cause che, tutte insieme, conducono alle bubberie solenni di cui sopra:
 - taluni 'segnanti opinano che il latinorum è una lingua morta, pertanto non ha importanza che il testo abbia senso o venga capito (non parliamo poi di apprezzarlo che non è neppure ipotizzato). Quello che conta è che oscuri ed insignificanti passaggi grammaticali siano capiti (cioè riportati in modo senza senso, ma corretto). Quindi il cervo che d'improvviso si moltiplica in cervi è segnato come errore, ma il cervo che dorme e si specchia contemporaneamente molti 'segnanti non lo segnano come errore!
 - questo tipo di "ragionamento" richiama, come sempre quando si parla di cose scolari, al problema del senso. Al solito, prima di risolvere un problema con l'insegnanza bisogna chiedersi dove si vuole andare e quindi cercare strumenti coerenti con il fine, quali che siano. Viceversa il senso è perso nella historia, nei ricorsi contro le bocciature che incalzano, nel fatto che ex-legis il figlio di nobili non può non essere laureato anche se è un cretino totale (e magari sarebbe un buon riparatore o un accurato spazzino) e quindi non si può semplicemente pretendere che la traduzione di un testo abbia senso.
 - tanto "fuori" non si saprà mai che il pargolo scrive simili bubberie e giammai si può dire che, forse, non ci arriva proprio neppure a capire perché sono bubberie (anche se per i più basterebbe lo studio massiccio e sodo, continuando con concetti oramai privi di senso).
 - quello che il latino "serve a ragionare" va spiegato perché parte da una base di ignoranza così profonda che tutto subito uno non sene dà conto e non capisce come si possa ipotizzare una cosa del genere e poi tollerare di mirare anche per un istante le soprascritte bubberie. Ma comunque esse bubberie esistono e sono parte integrante del latino contemporaneo in qualunque scuola, quindi come si può anche solo accennare a mettere insieme le bubberie e il ragionamento?

Quello che non può il senso lo fa, come detto, l'ignoranza.

Tutte le lingue si pongono il problema di distinguere "cane morde bubbo" da "bubbo morde cane". Infatti il senso è diverso anche se le parole, una a una, sono le istesse. Talune lingue lo risolvono con un metodo posizionale, talaltre con parole completamente diverse, aggiungendo qualche altra parola esplicatoria ed obbligatoria oppure con che si mette un paio di letterine al fondo della parola che sarebbe quello che morde e un altro paio al fondo di quello che sarebbe chi viene morso, in modo che si capisce.
L'idea dei 'segnanti sarebbe che questa cosa delle letterine che danno il senso sarebbe una cosa incredibilmente intelligente e, chi la capisce (e si ricorda le letterine) è un asso del ragionamento.
L'ignoranza per credere a una simile bubberia è quella della descrizione con linguaggi formali delle grammatiche, il fatto che mille e mille lingue hanno lo stesso miserrimo sistema delle letterine finali e non solo il latino (e tutte renderebbero intelligenti uguali? mah...) e il fatto che allora qualsiasi giochino enigmistico, che uno fa per passare il tempo, dovrebbe rendere, similitatis mutandis, mostruosamente intelligenti e non solo un po' meno annoiati o un po' più rilassati.
- In questa stupida corsa alla lingua che fa diventare furbi (rileggendo il testo tradotto mi dò conto che se uno non è intelligentissimo non capisce come si possano scrivere simili bubberie a partire da un'innoqua storiella per pampini) si perde il senso di mettersi li e leggersi un testo. Ma non per voto, ma proprio per il gusto di farlo.
Infatti, leggendo a diario in latino (e sbirciando un po' nella lingua delle tapas...) antiqui testi dell'800 (senza 1000), mi sono dato conto che un problema la lingua misma lo pone. Quando uno legge la traduzione sidà conto che hanno aggiunto parole, dato un senso specifico, rigirato la frittata, ma in un modo che non è che il testo originale si poteva tradurre solo così. Quindi sarebbe necessario che uno selo leggesse ma da lui, perché in traduzione può essere più bello ma è comunque diverso dato che con poche parole con tanti significati e sfumature diverse sifà tutto.
- Ma anche la supremazia del gusto di fare le cose per senso estico, dovere morale, sudditanza, orientazione al futuro, passatempo o checchessia richiama al problema che l'insegnanza non è la soluzione. E' uno strumento per un fine che se non cè o se è perseguito con strumenti incoerenti è un male. Eppure le esigenze della società delle caste, gli ordini sull'educazione che fa diventare tutti ricchi, la confusione mentale e l'ignoranza profonda non permettono a chilo vorrebbe e potrebbe di studiare con gusto e agli altri di vivere anni belli andando a spasso e facendo le cose con le manine.

La chiarezza di pensamento la danno gli dei ma la felicità viene dalla capacità del bubbo di stabilire le giuste relazioni con gli altri bubbi e giammai dalla ripetizione a comando di frasette o numerini.

Mappoi dico, se Bubboni è maestro di latino bubboniano può una lingua tra mille e mille, dassola, rendere intelligenti? Anche solo immaginarlo non sarebbe forse

Troppo bubbo?