24 aprile 2012

Descriptio bubbitatis
Già mi ero segnato quello che descrivere le cose è un modo capirle, ma oggi mi sono dato conto che non riesco a capire benebene la cosa. Melo appunto eppoi magari lo capisco ma dopo.

In viaggio ascoltavo lunica radio delle pizze che, grossomodo e evitando i notiziari, qualcosa si può anche ascoltare al di fuori di pochissime (direi una) trasmissioni sicure.

Prima cera una bubba che diceva quello della società multirazzista. Usava tutti i termini tipo "lo scambio di significati" o "dalla multiculturalità all'interculturalità" e tutto. E io nonè che non lo capisca e anche io dico che per parlare di cose complesse ci vanno le parole giuste, ma qualcosa non mi sconfinfera.

Poi cera un bubbo che raccontava di viaggi ma non ora, sembrava uno non giovane (poi ho visto che è oltre gli 80), di accento e parole borghese, ovviamente colto ma forse solo perché i antichi studiavano tantissimo che ora non si capisce ma sapevano tutto. Si capiva che il bubbo vecchio aveva una comprensione profonda di quello che raccontava, anche se nonerano cose complicate ma, se uno è bubbo, comunque non le capisce.

E allora non so, mi pare confermare che saper raccontare vuol dire anche capire e meglio racconti e più hai capito, ma non riesco a cogliere il segno inequivoco della bubbità neppure nel primo discorso che però non mi sembrava abbastanza profondo anche se non era affatto superficiale. Mentre il bubbo vecchio trattava di temi comunque borghesi.

Boh, sarà che il raccontare è comunque bubbo, anzi
Troppo bubbo!