01 novembre 2011

Quello dei cuponazzi
 Come già mi ero appuntato io uso quello dei cuponazzi che si mangia ma con gli sconti. Anche per mirare a come continua a cambiare il settore della domanda e dell'offerta sulla base dei cuponazzi che è interessante e complesso, almeno per un bubbo.

Ma vale la pena di appuntarsi anche che ogni cuponazzo, di ogni società (e sono sempre di più) richiede la presenza di un bubbo che ne iscrive la storia per esplicarlo.

Similatis mutandis, così come gli oggetti come i telefonini sono l'arte di questo tempo consumistico, che sarebbe come una volta lo erano i razzi ricamati oppure le sculture di legno, allo stesso modo la letteratura del tempo è quella delle storielle dei cuponazzi, che sarebbe come una volta lo erano i romanzi che si picchiano o le poesie che si vogliono bene.

Eppure una propaganda arretrata e feroce non consente ancora di fare corsi per essere il bubbo dei cuponazzi o di avere i blog specializzati in aggettivi altiloquenti per una pizzeria banale o per un ristorante qualunque. Senza considerare l'azzeccagarbugli che scrive le condizioni d'uso, che ha più potere di un re e più autorevolezza di un giudice cossuttazzionale.

Però essere l'autore dei testi più letti del nostro tempo resta senza nome, come quello che ogni tanto scrive i commenti qui. E alla fine di tanto individualismo sono le identità anonime quelle che faranno la istoria dell'economia mondiale, ma senza che sarà capito o memorato.

Troppo bubbo!