26 ottobre 2011

In quaeris sensum
Un sole pallido fa brillare i diamanti
che la il gelo ha sparso sul marciapiede.

Un fiore purpureo mosso dal vento
si scrolla di dosso un leggero specchio parabolico.

Due piccioni di merd*
si scaldano sul cofano di un SUV puzzolente.
(Passando urlo all'improvviso BUBBHHHH
nella speranza, ¡esaudita!, che lascino un souvenir)

Nella montagna militarizzata si aggirano
armati mascherati rubando milioni, castagne e lavanda.
(¿Un tenero regalo per qualche schiava sessuale?)

Un candidato regala, coi punti, gadget a chi comparte
sui social cosi i suoi messaggi.
E mille bubbi discutono, ¿ma finti o superficiali?,
di quanto è nuova la tecnologia che si compra.

Forse la banca chiude per il pranzo
e riapre tra qualche mese.
Forse il bancomat darà soldi appena stampigliati.

Forse il governo manderà gli aiuti.
Forse la guerrà finirà per le feste.

Ma almeno il mio fresco coriandolo è al caldo,
al riparo dai piccioni, dall'acqua e dal gelo.
Nascosto [NONDICODOVE] non lo troveranno coi radar,
frutto di una tecnologia che non si vende e non si ruba,
rende con interesse sicuro e netto,
e, distratti principi della democratura,
non mene toglieranno il 50% per darlo a mafie e amici.

E, sicuro più di una qualsiasi europeat*,
presto mene papperò le foglie tenere,
memorando di quando il seme custodiva
il senso del futuro e della vita.

Troppo bubbo!