06 ottobre 2011

Auris principi
Miravo alla campagna del 20-N che, siccome uno è convinto di vincere, è un po' vuota perché dicono poco. Hanno ragione, meno parlano meglio si posizionano dato che, sia pure con qualche sbandamento sui monopoli, il popolino inizia vagamente a percepire che il neoliberismo selvaggio lo danneggia e che le sue ricette (tagli e privatizzazioni) sono senza senso (sempre se uno è popolino, ci mancherebbe!).

Ma quel poco che dicono mi è parso positivo e esperanzador. Non tanto perché parlano di stabilità lavorale, stato sociale o priorità del lavoro (in realtà sarebbe priorità dello stipendio, ma anche il popolino ha la sua retorica). Ovvio che se un ultraliberista candidato e ricco ti dice che la sua priorità è la sanità, già sai dove va a pappare e non dove trovare un pronto soccorso aperto anche, guarda un po', di notte.

Quello bello, il lato bubbo di questi slogan che chiaramente sottointendono il contrario di quello che sembrano dire è che il politicante ha capito.

Il 15-M ha lasciato il segno, le grida del popolino oppresso dalla politica economica europe*, la massa dei disoccupati e quelli che frugano nei bidoni hanno impressionato il politicante che di tanta pena senè impossessato. Così gli slogan sono gli stessi che userebbe un indignato anche se sottointendono delle robe che farebbe indignare anche un bubbo purché onesto.

Pur vivendo nel magico mondo dei principi gli slogan sono quelli del popolino, della sua instabilità perenne e della sua volontà di scambiare lavoro con tapas. Acora una volta va mirarta la sensibilità del principe e la sua bubbità, ovvio cheppoi vince.

Troppo bubbo!