07 ottobre 2011

Ab antiquo
Non credevo che i archeologi pizzaioli conservassero le cose nella speranza che, in un futuro remoto, una generazione di pizzaioli colti e che le apprezzano potesse poi riceverle dai passati. O almeno ricevere quello che incompetenza, nepotismo, conservazione dell'istituzione, tagli e donazioni agli amici, mafia e armati loro tutelanti hanno lasciato ancora in circolazione.

Io pensavo che le cose vecchie fossero conservate per poi usarle quando poi non si sanno più fare e cenè bisogno.

Ad esempio se uno non trova dove si compra il pane ma perché non lo vendono allora va a mirare a come facevano gli antichi e selo mangia bello caldo.

Quello del pane non è difficile, basta vedere i disegni archeologi che spiegano come facevano.

1) Bisogna essere tutti nudi, coi capelli lunghi e abbronzati. Lo sguardo intelligente, un po' da scimmia e un po' da bubbo è necessario per tutte le cose dei archeologi ma quello è facile.
2) Si batte con le pietre (che sono nel museo, ma poi si prendono quando serve) qualcosa di bianco.
3) Si mette una specie di panino molle sul fuoco di legnetti, ma sempre con le pietre del museo. Credo che battendo qualcosa di bianco si trasforma in un panino molle. Dopotutto non è che sappia leggere le parole più complicate del museo che hanno messo intorno al disegno.
4) Si mangia, sempre nudi, con lo sguardo intelligente e con le mani.

Non è poi difficile se ci riuscivano gli antichi che erano bubbi, basta copiare dai disegni tanto più che siamo tutti evoluzionati e futuri ma solo senza pane.

Troppo bubbo!