11 gennaio 2011

Relato tapas nationi
Nel mio giro tra le tapas volevo vedere un po' comerano le cose. Si aggiravano i poveri lagnandosi per la fame? I pampini con la pancia gonfia intralciavano gli accessi alla metro? La massa di negozietti chiusi e di serrande abbassate rendeva le strade come se fossero quelle delle città delle pizze? Bubbi armati sfoggivano i veicoli corazzati a difesa della barbara sperequazione financiera?

La risposta è che no. Vero che alcuni negozi che chiusero sono ancora chiusi e che alcuni più improbabili (per mercanzia, organizzazione o collocazione) hanno chiuso recentemente, ma non in misura tale da modificare il panorama e il tessuto sociale urbano. Altra misura era vedere se, come tra le pizze, i supermercati sono pieni di cibo e di beni di qualità miserrima, inferiore a quella di qualche anno fa. Anche qui risulta che no. I beni sono migliori dei pizzaioli, cè la fascia economica ma non è cambiata rispetto al passato per qualità o per diffusione, a differenza sempre delle pizze.

Quindi non è che non ci sono i disoccupati, tutti conoscono (o sono) un precario di quelli attuali, ma sembra che ci sia ancora una tenuta e una prospettiva che non vedo tra le pizze.

Certo voglio usare indicatori depurati dalla rampante sperequazione che caratterizza nazioni succubi del liberismo europe*, mami pare più corretto fare così.

Comunque mi sono preso un bello spavento nella ricerca dei dati sulla situazione economica! Avevo prenotato per le 14.00 in un ristorante (che già lavevo detto) di cibo orientale buonissimo, grazie a che come cera il giorno festivo dopo, anche senza la tradizionale settimana d'anticipo, mi hanno preso la prenotazione.

Il giorno prima, alle 13.00, ero passato per prenotare a mano ma era chiuso. Mi ero spaventato ma dicevo che era il giorno di chiusura magari mappoi al telefono avevo prenotato con esito.

11.30 telefonata di controllo della prenotazione (diretta al solito Bubbazzi che sarei io che prenoto, così non mi chiedono di firmare i libri quando li scrivo perché poi non sanno che sono io, Bubboni in persona).

Arrivo e vedo il nulla. Locale vuoto, qualche cameriere in un angolo. Il panico. Sarà diventato un ristorante scarso? Sarà mezzo fallito per via dei controlli sanitari ma hanno appena riaperto per vedere seli pescano? Avevano telefonato perché sennò neanche aprivano se non cero almeno io?

Vabbé, come tuttologo ho il dovere di entrare e capire cosa passa. Menù solito, caro, camerieri di prima qualità, nessun odore sospetto che sale dalla cucina. Ma il locale era vuoto.

15.30: fine della mia pappatoria. Il locale nel frattempo si è rimpienato completamente. Solo il feroce controllo delle prenotazioni ha ragione della massa di affamati che cercavano di accedere attirati dal cibo squisito e dai suoi profumi raffinati e bubbi.

Che paura solo per via del fuso orario! Melo scrivo che alle 14.00 è presto e alle 13.00 è  ancora chiuso solo per evitare di affaticare il cuore che mi serve per la corsa dei bubbi nella palestra dei fighetti.

Troppo bubbo!