07 luglio 2010

Marchius legis etica imperax
Oggi, sfidando la sorte, sono andato a un convegno che non ero sicuro, anzi. E ho perso. Nulla di nulla, nemmeno un caffe della macchinetta o un biscotto avanzato da un convegno di ieri. Alla faccia della crisi! Sembrava l'assemblea dei debitori di una banca, altro che convegno!

Comunque melo aspettavo e quindi non conta come volta che sono andato ad un convegno che non si mangiava, mami rifarò al prossimo! (oh, neanche una biro, peraltro, eh).

Il tema non importa mami ha ispirato una cosa che diceva il ministro senza importanza che ha parlato in video.

Che non è vero che la colpa massima dei disastri che i bubbi comprano i prodotti contraffatti è dei bubbi che non sono etici. Facciamo tre marchi eppoi vediamo chi è etico, se il ministro senza importanza o i bubbi.

1) Quandanche ci fosse solo un po' di OGM facciamo un bel marchio chelo dice. Allora ministro, è etico? I consumatori sono tutti idioti malinformati che non li vogliono e tutto, ma perché non dirlo? Non è che con il mercato poi uno sceglie quello che ci piace perché è informato? E allora informiamolo!

2) Marchio che dice se nei prodotti ci sono nanopartcelli cancerogene degli inceneritori. Chene dice ministro? Marchiamo? Magari anche i biscottini per i pampini rompipall* che hanno robe piccole piccole ma letali? Oppure proteggiamo interessi senza marchiarli ma grossi grossi?

3) Mettiamo un marchio con le percentuali su famosi vestiti? Ma non le percentuali di cotone e tutto ma di lavoro e ricavo. 20 euro di stoffa, 40 euro per tagliare e cucire alla piccola impresa pizzaiola e 800 euro prezzo di vendita del vestito con il marchio famoso che vanno alla multinazionale che anni fa comprò il marchio pizzaiolo. Marchiamo a tutela dell'azienda davvero locale? O no?

Troppo bubbo!