15 dicembre 2009

Bubbitatis carentia nil est
Da un social quello che è mi è arrivato un messaggio bubbissimo che linka un post che manda su un sito che porta ad una pagina che, in modo semplice e diretto, dà dei consigli casomai uno non sapesse che diavolo scrivere sul blog.

Ad esempio che uno può fare delle liste di cose e poi commentarle o che può parlare di un prodotto.

Il punto bubbo è che l'autore non considera che il problema non si pone. Se uno solo riflessiona sulla bubbità del mondo e selo appunta ne ha da appuntare ben più che prima finisce il mondo perché è troppo bubbo per durare.

Quello che capita però è che proprio uno non riesce a coglierne tutta la bubbità. Ad esempio ascoltavo i commenti degli indigeni pizzaioli alla cosa che tutti gli indigeni commentano. Non riesco a capire bene cosa gli è successo. Sembra che non sappiano più delle cose, che non abbiano idea di cosa sarebbe (nella teoria) una democratura, che davvero credano ad una storia tutta riscritta e reinventata ben dopo che era successa. Gli """"oppositori"""" sembrano comunque muoversi entro uno spazio piccolissimo fatto di propaganda e bubbità da un gruppo di fascio-mafiosi che sembra aver magiato il coco a tutti quanti.

I nativi sembrano non essere in grado di ricordare la propria storia, di muoversi da valori ad azioni oppure al contrario, da fatti a valori, o comunque di muoversi un po'. Non riescono, e non cercano, di sparagliare il gioco, di rimettere le cose sui binari giusti ma sembrano avvolti nella coda di paglia di una rappresentanza politica vergognosa (ma che non sembrano poterlo dire).

Ancora non capisco se questi sono gli effetti della propaganda martellante (che io non vedo) o se di qualcosa che è successo negli ultimi anni (che non cero). Ma al solito sarà qualcosa di bubbo,

Troppo bubbo!