23 settembre 2009

Selvaggio attacco al latino bubboniano
Comè noto il Bubboni scrive in latinorum ancorato alla certezza opus-legem che siccome non sa il latino e quindi non capisce quello che dice la Legge lo tuteli in modo adeguato a chi vuole espressare ciò che opina liberamente. Viceversa chi capisce e sa quello che dice è sempre esposto alle minaccie ed intemperie tribunalizie fino al punto che non può neppure pensare ed indagare quello che tanto non può espressare.

Vale anche la pena di notare che le lingue, secondo il Bubboni, si apprendizzano in un solo modo e cioè con la fatica e la memoria.

Tuttavia, così come tutti i mezzi di trasporto si sentono inferiori all'aereo e quindi cercano di imitarne l'immensa stupidità e il bubbo tradizionalismo, tutte le materie non scientifiche si sentono inferiori alla matematica e cercano di imitarne i limiti e di diffondere i falsi miti pseudo-scientifici del nostro tempo bubbo.

Già lo dice Scimiotto come si apprendizzano le cose e, nei secoli, nulla è cambiato:
«Per dirvi tutto, fratelli maggiori» rispose ridendo Scimmiotto, «grazie all’insegnamento del maestro e al culo che mi son fatto giorno e notte, questi trucchetti li conosco a menadito.»

Tuttavia oggi si deve sostenere che ci sono delle regole, che la memoria è male e che basta il ragionamento, oltreché sostenere che chiunque può imparare qualsiasi roba giacché nessuno è celebralmente più interessato ed abile in lavori creativi, manuali o pre/post-matematici.

Però le lingue hanno il vezzo di essere forgiate dalla storia e dalla necessità del bubbo di espressare quello che non capisce in un modo che gli altri non capiscono, secondo quanto afferma la teoria bubba della comunicazione tra bubbi.

Così si tentano delle regole, delle logicità ad imitazione della matematica che vanno condite con miriadi di eccezioni per cercare di incasellare quello che è nato e fatto in altro modo e in un altro mondo. Eppure non uno prenderebbe un appunto sul polsino scrivendo queste assurde regolamentazioni fatte a posteriori sull'onda del senso di inferiorità delle lingue, bensì scrivendo quello che la memoria e il "culo" di Scimmiotto vorrebbero fosse stato cablato da una chimica complessa nei collegamenti neuronali del povero bubbo ignorante.

Bubbamente ipotizzavo che il latinorum fosse esente da questa furia pseudo-razionalistica, a-storica e lontanissima dai meccanismi reali e istorici che hanno fatto sì che il bubbo parlasse e scrivesse per espressare le sue bubberie.

E invece no. Oggidì esiste chi sostiene che ci sono regole (ed eccezioni sempre più complicate, per farle stare nelle regole che la bubbità ha creato) e non la pura memoria di ricordarsi un po' di -um, -ae, -omm, -booo, -caz, -mah, -ecc, -ecc

Come se ci fosse stato tra i Cesari un grande pianificatore, animato dal senso di inferiorità verso una sottobranchia della filosofia, che si fosse messo lì a cacar regole come se piovesse e non una massa urlante di bubbi che creavano una lingua per imitare la grandezza altrui e opprimere chiunque avesse una tecnologia militare inferiore o aspirazioni più sofisticate che passeggiare su una bella fognatura.

Ah, tempora latinorum regis linguae moriturem! Bubbitatis filologie oppositionis memoriam et culom linguae histudiorum!

Beh, inizio a capire perché i libri in latino bubboniano sono dei best-seller, appena li scriverò. Dopotutto la disperazione di passare e la memoria selvaggia e brutale ci fanno da guida tra concetti insensati e gran traduttori del pensiero altrui.

Moltus bubbus est!