16 giugno 2009

In viaggio
C'èppoco da fare. In questi che sono tra gli ultimi giorni tra le tapas tutto sembra colpire in modo più violento e subdolo. Sono gli ultimi giorni di Pompei, quelli dove i vicini ti salutano e ci cianci, quelli in cui fai due chiacchiere con i compagneri di ginnasio mentre prendi una tapas nella buonissima taperia che è giusto sottocasa, quelli in cui vedi che tra i gianduiotti la palestra costa più del doppio di quella delle tapas, quelli in cui a mezzanottemezzo senti il camion della spazzatura in lontananza (che saggiamente non passa al mattino), quelli che vedi un palazzo dal ristorante all'aperto e ti sembra non tanto di cambiare città quanto che quel palazzo non sarà più tuo, quelli che (ma ancora non ci credo) non puoi più andare a vedere il "jardín de las delicias" o "triunfo de la muerte" o "Guernica" quando ti attacca (e aggratis, sapendo i giorni e le ore gratuite).

Però, mentre pare svanire il profumo dei fiori in terrazza in un tramonto che non vedrò più, mi avanza un pensiero consolatorio.

Regressando tra i gianduiotti non torno "a casa", non sono "delle pizze". Forse una volta lo ero (ma poco), ma ora sicuramente no.

Regresso tra pizze e gianduiotti ma non "a casa". Ebbbbé? E' solo una tappa del viaggio. Arrivi in un posto sfigatino, di quelli dove fatichi a trovare un angolo in cui ti senti a tuo agio, poi vai a dormire e il giorno dopo ti rimetti lo zaino sulle spalle, combatti tra orari e biglietti e gente cheppare nata bubba, mappoi via. Regresso ma riparto. Ripartirò.

Troppo bubbo!