23 marzo 2009

Ecofosco
Approfittando del pontone mi sono letto con bubba attenzione la relazione che un prof.econom., ex-dir.giornal.economic., bub.consul.periodis., racconta sulla crisi financiera per esplicarla ai bubbini.

Serve una premessa per capire il mio bubbo commentario a cotanto bubbo.
A me anche la definizione di "tuttologo" sta stretta, perché ho sempre opinato che si possa eccellere indipendentemente dalla formazione formale e dal lavoro principale. Ad esempio il malato cronico che è uno specialista della sua misma malattia lo è più di chi ha una laurea formale presa a forza di punti-frequenza e esamini a crocette, l'hobbista può essere un esperto anche della teoria di tecnologie che il suo lavoro pagato non prevede, ecc. ecc.

E un po' è anche necessario che sia così, perché guardare le cose da un solo punto di vista è sempre superficiale anche se uno la smenazza a lungo.

Ora il grande limite di questa relazione dell'economista famoso è che (sceglie di nascosto) di guardare alla crisi solo dal punto di vista economico. Non intendo dire che doveva fare un peana che ci sono i disoccupati e la miseria dei poveri e i suicidi dei ricchi, ma che guardare solo all'aspetto (finto)economico di un fenomeno complesso è come guardare a un quadro di Giotto dal solo punto di vista del tessitore della tela.

Così per sapere che davano i mutui a chi era povero e guadagnavano sulle commissioni bastava il famoso video comico. Il professore servirebbe per chiarire se ha ragione il Bubboni che individuava nella legge che obbligava le banche a comunicare se davano i prestiti in modo propozionato alla varie caste l'avvio della "necessità" di inventarsi come guadagnarci oppure se non è così. E anche perché i regolatori non sono intervenuti? Sono bubbi, non avevano voglia, non avevano capito, oppure questa idea che bisogna sempre dire che l'economia va bene ha anche degli aspetti bubbi? E perché i mille autorevoli analisti non avevano capito nulla? Qual'è il loro limite di pensamiento e/o formazione che non gli permette di capire fenomeni appena più complessi del loro mantra "tagliamo le pensioni e la sanità, più soldi pubblici ai privati, armi e guerre sono compito dei governi e noi non ne parliamo"? Ha ragione il solito Bubboni nel ritenere che i rapporti bubbi tra istituzioni, singoli trader che nessuno supervisa, bubbo che perde 50-60.000 miliardi di dollares senza che nessuno di cotanti regolatori se ne accorga, vanno studiati sulla base dell'etologia o ci sono meccanismi di analisi migliori che nessuno ha applicato?

Questo sarebbe riflessionare sulla crisi. Che le banche non si fidano, che i governi cercano di guadagnarci, che i costi li pagano i poveri, che i bubbi sono bubbi, lo sapevo già.

Mappoi uno guarda bene e si rende conto che il prof. sottosotto lo sa che sta dicendo bubberie superficialissime che sembrano però di grande approfondimento. Perché poi tira fuori un po' di liberismo, la fiducia, i governi che socializzano le perdite e si dimenticano di qualsiasi altra attività. Insomma il sistema è proprio fatto così, dice il bubbo, non si dà pena neppure di pensare a come potrebbe essere, e se lo pensa non lo dice. C'è la crisi, meglio fare la figura della carta da parati che esporsi a criticare chi la crisi l'ha causata, meglio non capire neppure come ma accennare a qualche casta remota da odiare, i ricchi, gli amm.ri delle banche, i bubbi... così, senza dire, senza fare, ma solo accennare.

Troppo bubbo!