16 novembre 2007

Pregi e difetti
Qualche tempo fa ho letto la finta-notizia di un bubbo che avrebbe sostenuto in una conferenza che quelli con la pelle del colore tale hanno un'intelligenza diversa da quelli con la pelle del colore talaltro. E subito fu clamore bubbi! Poi diversi blog hanno ripreso la fonte originale e spiegato meglio.

Tuttavia un punto è bubbo, è cioè l'idea che "intelligenza" sia una caratteristica positiva e quindi dire che qualcuno ne ha meno o ce l'ha diversa è come accusarlo di avere l'alito che puzza di più o di meno.

In realtà nel mondo bubbo l'intelligenza serve a poco e quel poco non è positivo. Mi appunto qui degli esempi:

- Leonardo da Vinci con il suo CV non sarebbe MAI assunto, neppure come sottoschiavo interinale cu-cu-cu. Intanto non è laureato, poi ha esperienze troppo diverse per essere credibile, non parla inglese, anche l'eventuale esame grafologico (che comunque si fa solo per CV buoni) sarebbe fallito per via che scrive al contrario, potrebbe lavorare nell'IT (dove qualunque pittore fa scintille) ma non ha certificazioni di [NOME SOCIETA' SW 1] o di [NOME SOCIETA' RETI 2] e non può conoscere Java per motivi di scoperte geografiche. L'unico pregio è che avendo Leonardo 555 anni forse c'è qualche oscuro sconto previdenziale nascosto nelle pighe dei contratti di categoria a cui solo gli over-500 possono aspirare.

- Qualunque studente che posside (in ordine di importanza)
1) senso comune
2) memoria
3) l'abitudine a non molestare
può arrivare alla laurea senza essere intelligente. Ci mancherebbe! Altrimenti la scuola dell'obbligo dovrebbe bocciare tutti gli stupidi? Assurdo! Immorale! E l'università creditizia si fonda appunto sull'ottenimento dei crediti attraverso la partecipazione alle lezioni/conferenze intendendo che si usa la qualità 3) abitudine a non molestare o al massimo la puntualità in aula o la memoria ma giammai l'intelligenza. E se anche ci fosse un esame dove davvero è richiesta inutilmente l'intelligenza si può sempre trovare una soluzione in segreteria.

- La memoria viene sempre contrapposta all'intelligenza, ma in modo bubbo. Si dice "capisci il ragionamento" e "non è questione di memoria" ma in realtà la memoria sostituisce benissimo il ragionamento mentre il ragionamento non sostituisce affatto la memoria. Inutile che mi appunti esempi, basta una qualsiasi dimostrazione matematica di un problema che non sia insoluto o insolubile per capire che la memoria basta e avanza. E comunque anche se si volesse risolvere qualcosa di completamente nuovo bisogna ricordarsi di molto già visto.

- Gli scacchi sono visti come un gioco d'intelligenza e giustamente i campioni hanno una memoria prodigiosa.

- Il mondo bubbo e democratico apprezza moltissimo il diritto di nascita. Il figlio di un oncologo o di un cardiologo (che può sempre servire, anche se non fa piacere) è automaticamente miglior studente del figlio di un precario. Figli di ministri, parlamentari, mafiosi, attori, titolati e trafficanti ovviamente ricevono la meritata considerazione sempre e comununque. L'unica speranza per il buon Leonardo è che era figlio, siapure illegittimo, di un notaio. Questo non vuol dire che il "figlio di" non sia intelligente, è solo che non serve, non è la caratteristica vincente ma solo un orpello qualunque.

Così è vero o no che dal colore della pelle (cioè alcune caratteristiche biochimiche) si può risalire all'intelligenza (cioè ad altra caratteristica biochimica)? La risposta corretta è: boh? Appena gli studi saranno più avanzati si potrebbero rintracciare tutte le correlazioni lombrosiane del caso o stabilire che non esistono e sapere anche il perché.
Solo che:
1) quali caratteristiche sono positive
2) quali temi non possono essere indagati senza che scoppi il clamore dei bubbi
non dipende da quattro molecole ma dalla bubbità della società.

Troppo bubbo!