10 aprile 2007

Routine e politica estera
Non sono d'accordo sul fatto che la presenza del generale Bubbone Sparone in Afganistan non abbia niente a che fare con l'assassinio dell'interprete.

Quando la politica estera è fatta dall'esercito le cose funzionano esattamente così. La popolazione locale può non cogliere la sottigliezza di un governo che manda armi e armati per sviluppare la partecipazione democratica, il tutto senza fastidiare i potenti locali per evitare che i propri stipendiati si possano fare male.

Anche in Vietnam c'erano i sequestri e quanto ogni giorno, tren'anni dopo, è diventato routine mediatica standarizzata. Stessa logica, stesse storie in qualunque paese. Ogni tanto ricevo i messaggini di notizie d'agenzia: "Autobomba 20 morti a Badgad" e non puoi sapere se il messaggio è di ieri, di oggi o di domani. E' la routine appena si sceglie di usare la guerra per risolvere le controversie internazionali.

Non a caso la trattativa pare che sia stata fatta da una nota ONG che non è finanziata dal governo delle pizze. Perché non è andato il generale a trattare? Tirare fuori i prigionieri non è parte delle famose regole di ingaggio oppure è vietato dal contratto di lavoro? O la paga non basta per per fare anche questi lavori? Chissà.

Continuo però a trovare poco convincenti le critiche al governo. O la ""sinistra"" dice "Se continuate così non vi votiamo più. Venga pure il berlusca che tanto è uno schifo uguale.", oppure ventilarsi le gengive e poi consegnare la scheda prevotata per ""eleggere"" la solita gentaglia non è utile. Loro lo sanno e i bubbini?